SIAMO UOMINI O SIAMO CUCULI?

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Pubblichiamo volentieri una lunga riflessione che Luca Vecchiato  già presidente della Federazione Italiana Panificatori dal 2008 al 2011, ha affidato al nostro giornale L’ARTE BIANCA  sul momento che il nostro settore e in particolare la nostra Federazione sta attraversando in questi mesi ed in vista, fra poche settimane, di quella che si preannuncia come un’assemblea nazionale decisiva per la nostra organizzazione.

 

Siamo uomini o cuculi?

Si stanno rapidamente avvicinando  due scadenze importanti per la panificazione italiana: tra poco meno di un mese si terrà la Festa Nazionale del pane Fresco  e nell’ultima domenica di giugno ci sarà l’assemblea generale della nostra federazione che dovrà delineare il programma di attività federale dei prossimi quattro anni ed eleggere i dirigenti che avranno il compito di attuarlo.

E altrettanto rapidamente si stanno susseguendo i segnali che testimoniano dell’importanza che si attribuisce a queste due scadenze. Indipendentemente dal successo che avrà la Festa, che i dirigenti di questa Federazione hanno fortemente voluto seppur consapevoli dei limiti organizzativi del pochissimo tempo a disposizione per realizzarla, essa attesta con forza due cose: che un’iniziativa esclusivamente nostra, costruita e promossa quasi vent’anni fa, è divenuta un evento di tale  importanza da entrare a pieno titolo nel disegno di legge che oggi si sta discutendo in parlamento.

Ma il successo più grande sta in quel semplice ma determinante e definitivo aggettivo che la caratterizza: non una festa di un pane generico  qualunque si tratta ma, bensì,  della Festa del Pane FRESCO.  Aggettivo un tempo trascurato e considerato poco importante ma per il quale, intuendo che prorio questo semplice aggettivo poteva rappresentare il tratto distintivo dei panificatori artigiani italiani,  questa Federazione si è battuta per oltre vent’anni  nei ministeri ma anche nella Commissione e Parlamento europei  fino ad imporla contro tutto e contro tutti.

Oggi, che anche ISTAT riconosce la diversità tra un pane qualunque e quello fresco, questa semplice parola è diventata, e soltanto grazie a questa Federazione, patrimonio di tutti e tutti, nei forni così come nelle molte manifestazioni di pane in piazza, la utilizzano correntemente facendola propria, ivi  compresi quelli che a questa Federazione sono più o meno palesemente ostili e pubblicamente ne prendono le distanze.

Potremmo chiamarli cuculi sindacali, perché proprio come i giovani del cuculo,  strillano più forte per convincere gli adulti a dare loro il cibo destinato e procacciato con fatica dai genitori per i propri piccoli appena nati. Parassiti che vivono sul lavoro altrui, e che grazie alla grancassa mediatica, si appropriano senza vergogna del lavoro altrui facendolo addirittura una bandiera come fosse da sempre la loro.

Ma molti cuculi (o parassiti come li si  voglia definire), a differenza di ciò che avviene in natura, nel nostro mondo sindacale non lottano solo per sopravvivere, ma per fagocitare e magari distruggere coloro che hanno l’assurda pretesa, quale è la nostra, di tutelare e difendere autonomamente e liberamente le aziende che rappresentano.  Da tempo soggetti sindacali che dovrebbero per propria natura essere su fronti opposti e anche teoricamente contrapposti, si stanno organizzando e coalizzando per fagocitare ed annullare questa nostra organizzazione che fa paura, perchè  continua a lavorare non solo per i propri aderenti ma per tutti i fornai italiani. E tanto più fa paura la libertà di azione e di parola alle quali la Federazione Italiana Panificatori non intende rinunciare a nessun costo.

Abbiamo fin qui pagato e più volte prezzi altissimi,  oltre vent’anni fa quando si dimise l’allora presidente Marinoni e subito dopo quando Billè tentò di impossessarsi di questa Federazione. Li abbiamo pagati nuovamente di recente quando, nel mezzo della peggior crisi dal dopoguerra ad oggi, l’allora presidente Capello, prima di abbandonare una nave oramai considerata da amici e nemici alla deriva, convocava riunioni carbonare sostenendo che la Federazione doveva “Morire per poter rinascere”.

E, probabilmente, oggi la Federazione fa ancor più paura di un tempo alla luce delle prove che stanno gradualmente ma chiaramente emergendo su ciò che contro di lei e a suo danno si è fatto negli ultimi anni.

E, come nei migliori film d’azione, tutto questo fa prevedere colpi di coda che avranno quale palcoscenico la nostra assemblea federale. Ma coloro che ancora una volta si stanno dando da fare pere sfasciare questa nostra libera organizzazione si possono mettere il cuore in pace: ancora una volta a vincere non saranno gli interessi personali o di bottega ma la nostra libertà, la nostra autonomia  sindacale e il senso di lealtà che dobbiamo solo e soltanto ai panificatori italiani. Per questo affronteremo con serenità, ma anche con altrettanta determinazione, la nostra assemblea federale, la stessa determinazione che fa in modo che qualunque cosa succeda, al mattino nel panificio il pane esce sempre dal forno. in tutti questi anni, spesso ci si è dimenticati che questa organizzazione, è condotta e difesa da fornai, tutti con l’indomabile caratteristica che , qualunque cosa succeda, il lavoro va fatto.

e verrà fatto anche questa volta.