Il CREA, ente del ministero dell’agricoltura per gli studi e le ricerche nel campo agroalimentare, ha pubblicato un documentatissimo report sull’influenza che la guerra in atto ha avuto e sta tutt’ora avendo sui mercati dei cereali.
Come anticipato dal comunicato stampa del CREA nella presentazione del report, gli effetti della crisi nel II trimestre sono evidenti sia per l’import agroalimentare dell’Italia dall’Ucraina (-29% in valore) sia per l’export verso la Russia (-39%). Tuttavia, la netta contrazione delle quantità importate dall’Ucraina dei principali prodotti, come olio di girasole (-34%), mais (-72%) e panelli di girasole (-59%), è più che compensata dalle maggiori importazioni da altri mercati, quali Ungheria e Croazia. Allo stesso modo, nonostante il crollo dell’export agroalimentare verso la Russia di alcuni prodotti del Made in Italy, quali spumanti DOP, caffè torrefatto e olio extravergine, le esportazioni totali dell’Italia di tali prodotti crescono nel II trimestre 2022, grazie all’ottima performance di vendite su altri mercati di destinazione, come Francia, Stati Uniti e Canada.
Nel 2021 l’Italia ha importato dall’Ucraina il 46% dell’olio di girasole e il 15% del mais; inoltre, quasi la metà dei panelli di girasole proveniva da Russia e Ucraina.
La maggior parte degli scambi agroalimentari dell’Italia con la Russia e l’Ucraina è concentrata in poche regioni. Nel 2021 tre quarti delle esportazioni hanno riguardato quattro regioni settentrionali (Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto). L’80% delle importazioni ha interessato Emilia-Romagna Puglia, Lombardia e Campania. L’Emilia-Romagna concentra da sola il 40% degli acquisti agroalimentari provenienti da Russia e Ucraina: si tratta principalmente di olio di semi, mais e panelli per la zootecnia.
Dopo un inizio 2022 in netta crescita, a partire da marzo le importazioni agroalimentari dell’Italia dall’Ucraina si contraggono rapidamente. La riduzione nel II trimestre riguarda le quantità importate sia di prodotti agricoli, soprattutto mais, sia di trasformati, come l’olio di girasole. A un calo delle quantità importate di olio di girasole (-34%), corrisponde però un incremento in valore, a conferma dell’aumento dei “prezzi” di importazione. Le minori quantità importate di olio di girasole e di mais dall’Ucraina vengono tuttavia più che compensate dai flussi provenienti da altri paesi, quali Ungheria e Croazia.