
IN UN MOMENTO ESTREMAMENTE DIFFICILE PER I PANIFICATORI ITALIANI,
LA PRESIDENZA DI EBIPAN E’ AFFIDATA AL NOSTRO PRESIDENTE FEDERALE:
ORA È IL MOMENTO E CI SONO TUTTE LE CONDIZIONI PER UN VERO
CAMBIO DI PASSO DEGLI ENTI BILATERALI
Tra qualche settimana si terrà finalmente l’assemblea annuale della nostra federazione, fin qui rinviata per Coronavirus con la speranza di poterla fare in presenza e non in video conferenza: questione non da poco, stante il fatto che incontrarsi, parlare tra noi, scambiarsi impressioni ed opinioni prima e dopo anche fuori dall’ufficialità assembleare rappresenta un momento utile ed importante per tutti.
Così come è fondamentale la capacità che i nostri delegati territoriali hanno sempre avuto (caratteristica primaria di ogni bravo fornaio) di evitare giri di parole, allusioni e facezie ma di dirsi senza paura le cose in faccia e, quando serve, anche usando parole dure ma sempre chiare, oneste e trasparenti.
D’altro canto, chi, come il sottoscritto, in oltre trent’anni di attività federale, di queste nostre assemblee ne ha viste e vissute molte, da quelle combattutissime degli anni ’90 con scontri feroci e contrapposizioni non solo ideali (vale la pena di ricordare quella del dicembre del 1999 con la forza pubblica a presidiare la sala in cui si svolgeva…) a quelle degli ultimi anni, che, per chi era abituato a battaglie importanti ( lavoro notturno, domeniche, licenze di panificazione, abusivismo e via dicendo) hanno un sapore un po’ troppo rituale e una andamento, a volte, sonnacchioso tanto che non manca chi, con il passare delle ore, guarda con sempre maggior insistenza l’orologio attendendone pazientemente la fine.
Legittimo però ritenere che quest’anno vivremo un’assemblea importante, cruciale e molto diversa da quelle degli ultimi anni tale che, pur costretta a svolgersi in modalità virtuale, pandemia in atto e facendo di necessità virtù seguiremo da uno schermo di computer ma non sia per questo meno partecipata, ed arricchita dal forte dibattito che, stante i stravolgimenti causati dal coronavirus, non potrà certo limitarsi a rituali e generiche analisi e dichiarazioni ma dovrà affrontare con chiarezza temi, problemi e soluzioni concrete.
E, dunque, il dibattito si preannuncia serrato e importante.
Anche se ancora non conosciamo quali saranno i temi prioritari della relazione del presidente federale Roberto Capello, sappiamo però che il contesto nel quale si svolge l’assemblea di quest’anno è probabilmente uno dei più difficili e complicati dal dopoguerra ad oggi.
In pochi mesi sono cambiate radicalmente e a livello globale abitudini di vita, di consumo e di acquisto. Ma è cambiata l’organizzazione del lavoro, i rapporti personali nell’ambito sia delle amicizie che deli luoghi di lavoro. Sono cambiati giocoforza orari di produzione e di vendita, tipologie di prodotti e scorte di magazzino con merci divenute inutili e superflue ed altre richieste in quantità anomale da un prepotente ritorno alla produzione familiare.
Il lockdown ha visto la gente impossibilitata a spostarsi ritornare nei negozi di rione che in questi anni avevano vissuto il dramma della desertificazione delle periferie e, al contrario, la caduta, spesso verticale, delle attività nei centri storici.
Centinaia di panificatori che fino allo scorso anno vivevano di turismo con alberghi e ristoranti si sono trovati improvvisamente senza lavoro.
Qualcuno si è organizzato con consegne a domicilio più o meno improvvisate, sapendo bene che il loro costo a volte poteva essere anche superiore al valore del bene che consegnava.
Le nostre imprese hanno continuato a lavorare spesso in condizioni drammatiche, lasciate sole e allo sbando anche da chi aveva il dovere sacrosanto di aiutarle.
Abbiamo comprato mascherine e disinfettanti, lo abbiamo fatto per la nostra tutela ma anche per proteggere i consumatori. Lo abbiamo fatto a spese nostre.
E oggi, la paura concreta di un riaccendersi dell’epidemia crea nuovi, purtroppo pienamente giustificati timori, quale ad esempio quello sulle possibili conseguenze in azienda se un figlio di dipendenti risulta positivo e costringa il genitore a stare a casa per quattordici giorni in aspettativa.
Che fare?
Spetta alla Federazione orientare le aziende e per quanto possibile indicare e lavorare per soluzioni che, se non potranno essere certo definitive potrebbero, almeno in parte, aiutare i panificatori italiani stando concretamente al loro fianco in quello che si prospetta essere un vero e proprio terremoto economico e sociale.
Non vi è dubbio che una parte importante delle possibili strategie per affrontare questi problemi stia nei rapporti di lavoro. Quell’immobilismo contrattuale che tante volte abbiamo denunciato costituisce oggi uno dei freni più pesanti alla necessità impellente di ripensare l’organizzazione del lavoro in azienda. E i sindacati dei lavoratori hanno dimostrato chiaramente quanto siano sordi e refrattari ad ogni possibile cambiamento ed innovazione.
Ma, oltre al contratto, un’altra formidabile arma da mettere in campo immediatamente è quella degli Enti Bilaterali: gli ultimi anni, che hanno visto alla loro presidenza i rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori, non hanno certo brillato per iniziative né per risultati.
Da luglio di quest’anno le presidenze di entrambi gli enti toccano ai rappresentanti dei datori di lavoro.
Ed è una fortuna che dalla fine di luglio il nuovo presidente di EBIPAN sia il nostro presidente Roberto Capello affiancato dal vicepresidente federale Massimo Gorghetto: una rappresentanza, dunque, dei nostri vertici associativi che si pone ai massimi livelli di un Ente che statutariamente dovrebbe intervenire a favore delle imprese e non solo dei lavoratori (come avviene per FONSAP, che, sempre pagato in gran parte delle imprese, finanzia la sanità dei dipendenti).
Gli ultimi anni di questi due enti sono stati anni opachi, e, in particolare, la loro assoluta inerzia nel lungo periodo dell’epidemia non può essere semplicemente messa da parte come nulla fosse. Oggi che l’epidemia pare rimettere tutto in discussione si dovrà riaprire con forza nell’ambito degli Enti bilaterali la questione di cosa possono fare con le risorse che hanno a disposizione che, in larghissima parte, sono state versate dalle nostre imprese.
Dovranno chiarire una volta per tutte il tema delle Casse in deroga, del fondo FIS e chiarire i rapporti con EBNA, l’Ente Bilaterale dell’Artigianato che tenta in tutti i modi di fagocitarci.
E’ dunque veramente gran cosa, una vera fortuna che oggi, in mezzo a queste grandi difficoltà, il timoniere di EBIPAN sia il presidente Capello, e che al suo fianco ci sia il vicepresidente federale Gorghetto. Due autorevoli presenze che pesano anche numericamente sui sei componenti complessivi dei due consigli di amministrazione.
Lo abbiamo già detto da tempo: è il momento di una svolta immediata e radicale, è il momento che le nostre imprese stanno aspettando da tempo per vedere concretamente se e come la Federazione e gli Enti bilaterali sono veramente al loro servizio senza indugi, balletti né condizionamenti più o meno interessati che lasciamo volentieri ad altri.