
Nord Stream 1 e Nord Stream 2, i gasdotti che portano il gas russo in Europa, sono state messe fuori combattimento determinando danni e fughe di gas senza precedenti .
È altamente probabile che si tratti di di sabotaggio, vista la coincidenza con scosse registrate dai sismografi che indicherebbero delle esplosioni sotterranee contemporanee alle fughe.
La polizia svedese ha aperto una “indagine preliminare per sabotaggio”.
In attesa di poter verificare a chi siano con certezza attribuibili le esplosioni, i sospetti maggiori gravano sulla Russia che, con un’azione del genere, potrebbe aver causato volontariamente l’interruzione delle forniture di metano all’Europa senza andare incontro al rischio di rottura contrattuale delle forniture che una chiusura dei rubinetti avrebbe provocato con le pesantissime inevitabili conseguenze a carico di Mosca. Ad oggi, non essendovi ancora prove certe ed evidenti della responsabilità russa, diviene problematico reagire con altre e più pesanti sanzioni contro Putin.
Ma se le responsabilità russe fossero accertate, essendo stati messi fuori uso i gasdotti nel mar Baltico e quindi in un’area europea di Paesi facenti parte della Nato, si tratterebbe di un vero e proprio atto di guerra dalle conseguenze imprevedibili: qualcosa che alcuni hanno paragonato all’assassinio dell’Arciduca Ferdinando d’Austria a Sarajevo che scatenò la Prima guerra mondiale.
Tuttavia, pur sperando fortemente che ciò non accada, non possiamo certo sottovalutare le conseguenze che questo disastro avrà sulle scorte di gas di tutta Europa. E la prima ed immediata è stato l’aumento del 19% del prezzo del gas sui mercati mondiali che ha subito toccato i 207 euro/megawattora. E non sappiamo fin dove potrebbe arrivare.
Ma a peggiorare la situazione l’incertezza sempre più forte sulla disponibilità di gas nei prossimi mesi.
Da un lato affermazioni rassicuranti secondo le quali l’Italia avrebbe predisposto sufficienti fonti alternative di rifornimento anche nel caso di un’interruzione totale delle forniture di gas russo che ad oggi rappresenterebbe “solo” il 10% del totale di quello necessario al Paese.
Speriamo che sia così.
Dall’altro, però, i dati storici dicono che tra settembre e marzo l’Italia importa in media 16 miliardi di metri cubi di gas russo, dei quali 9 nel periodo settembre – dicembre.
Dal piano del Governo risulta che entro dicembre diversificheremo fonti energetiche per 7,5 miliardi, e potrebbero essere anche sovrastimati. Dunque, anche solo fino a Natale mancherebbero 1,5 miliardi di metri cubi. E fino a marzo, se non arriva altro dalla Russia, ne mancheranno molti altri.
Quindi, il rischio di una possibile e sempre più probabile mancanza di gas al nostro paese con tagli alle forniture si fa sempre più concreto.
Dunque, se è necessario chiedere, come già tutte le categorie indistintamente fanno, un contenimento sostanziale dei costi energetici, diviene ancor più pressante pretendere assicurazioni che alle nostre imprese verrà comunque garantita continuità di fornitura senza tagli o interruzioni. Una battaglia tutta nostra e che solo noi, in prima persona possiamo fare in difesa delle nostre aziende ma anche per tutti gli italiani per i quali il pane fresco quotidiano è e rimane un bene prezioso da difendere e salvaguardare a tutti i costi.