DECRETO CURAITALIA: SARA’ QUESTA DIGA A SALVARCI DAL DISASTRO ?

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Tragedie nazionali. Il 9 ottobre del 1963 un fianco del monte Toc frana nell’invaso della diga del Vajont. La diga resiste ma l’acqua esonda dalla diga . In pochi minuti saranno distrutti Longarone, Erto e Casso. Le vittime quasi 2mila.

Senza dubbio l’epidemia in atto non è interpretabile come una crisi qualunque destinata a risolversi in tempi più o meno brevi: è evidente che nulla sarà più come prima e che il nostro modo di vivere lavorare, pensare, comunicare sarà completamente diverso da quello che abbiamo fin qui conosciuto.

Certezze consolidate, sicurezze individuali e collettive sono cadute e con loro sono destinati a cambiare radicalmente anche i sistemi di rappresentanza già fortemente in forte crisi di credibilità in questi ultimi anni.

Eppure sindacati, confederazioni, forze politiche sembrano non accorgersene e continuano l’eterno girotondo di comunicati, protocolli, annunci e smentite.  Forse dovrebbero prendere esempio dai no-vax che solo fino a qualche mese fa urlavano contro i vaccini e oggi probabilmente, magari in silenzio, invocano a mani giunte che un vaccino efficace si trovi, e subito.

Che si continui con le vecchie liturgie lo dimostra il protocollo Governo –Parti sociali che in gran parte non fa altro che ricalcare misure già previste per decreto e già applicate dalle imprese, aggiungendo impegni pesanti e inapplicabili per quelle piccole come le nostre; e, naturalmente, caricando sempre e solo sulle spalle degli imprenditori tutti gli obblighi e le responsabilità, prevedendo poco o nulla a carico dei lavoratori inadempienti: così, ad esempio,  quale obbligo o sanzione è prevista per i lavoratori? solo per fare alcuni esempi, se non si lavano le mani o non rispettano indicazioni tipo distanza di sicurezza o consentono alla clientela di affollarsi (mettendo a rischio di chiusura l’azienda) o ai fornitori di entrare o peggio ancora non comunicano all’azienda di essere potenzialmente positivi o di vivere in situazioni di possibile contagio cosa succede? Sono motivi di provvedimento disciplinare ?

Ma, si sa, nell’Italia della burocrazia e del cavillo  un protocollo ( che noi non abbiamo mai discusso e quindi certamente non firmato) vale quello che vale: in primo luogo per dire che si è fatto, in secondo luogo per autolegittimarsi e tentare di dimostrare che si è ancora vivi.  Vale, forse, per chi lo firma, e noi non lo abbiamo firmato.         Nel giro di meno di 24 ore i sindacati ci hanno chiesto di firmarlo, ma da oltre una settimana non ci rispondono sul come aiutare le nostre imprese.

Siamo grati al Governo per il decreto CURA ITALIA, almeno in linea di principio poiché non è ancora disponibile il testo definitivo. Certo, ciò che abbiamo frettolosamente intuito sembra che alle imprese spettino 600 €, meno che a coloro che hanno il reddito di cittadinanza, meno dei famosi 35 €uro per gli immigrati, meno di tutti e con fondi insufficienti per tutte le imprese. Si andrà a esaurimento? NOn lo sappiamo. Sappiamo che non possiamo licenziare per nessun motivo per due mesi (forse poi prorogati…) che chi ha figli fino a 12 anni può stare a casa in congedo parentale.

Bene però il nome, CURAITALIA: sempre sperando che non sia solo un  tentativo di cura con terapia intensiva somministrata avendo ben poche speranze di guarigione. Lo hanno fatto fin qui con Alitalia che, guarda caso, anche in questo caso sembra essere  – io dico inutilmente – rifinanziata con altri 600 mila euro dopo aver divorato fino ad oggi solo 9 miliardi.

Così come si teme che negli ospedali i medici potrebbero essere costretti a scegliere quale paziente curare e quale, oramai troppo debole,  abbandonare: non vorrei che la comunità internazionale (le Borse e gli investitori non sono solo in Europa, ma in tutto il mondo ..) decidesse che siamo troppo deboli e ci mettesse definitivamente da parte.

Quello che però mi ha particolarmente colpito è stata una frase importante della dichiarazione del  Presidente del Consiglio alla presentazione del decreto :”noi stiamo cercando di costruire, pienamente partecipi degli sforzi che tutti gli italiani stanno facendo, una vera e propria diga per proteggere imprese, famiglie e lavoratori”.

Mi ha colpito perché mi ha immediatamente riportato alla memoria un’altra diga che non è crollata ma che anzichè produrre energia pulita ha causato la distruzione di interi paesi e quasi 2000 morti. Si è trattato di una tragedia immane, enorme ma anche più volte inutilmente annunciata .

Era il 9 ottobre del 1963, la diga si chiamava Vajont.