
Che Coldiretti non perda occasione per sputare sui fornai italiani è risaputo. Che continui a presentarli, a modo suo, come profittatori del popolo, lo è altrettanto.
Ma Coldiretti si guarda bene dal dire ciò che tornerebbe scomodo raccontare agli italiani proprio in un momento nel quale allo Stato mancano i soldi per i servizi essenziali per i cittadini e cioè che il tutto è sempre solo e soltanto finalizzato a drenare altri soldi per un comparto che in larghissima parte è fatto da microaziende nelle quali la produzione per autoconsumo familiare spesso supera quella destinata al mercato. Quanto meno a quello trasparente…
Ma cominciamo dalla solita solfa sui prezzi del pane che secondo Coldiretti, a partire dal grano, aumentano di 17 volte, secondo la quale “Un chilo di grano viene pagato oggi agli agricoltori circa 24 centesimi. Che, moltiplicato per 17, darebbe 4,08 € al kg. Il sottointeso è chiaro: il fornaio è un disonesto che lucra sulle spalle del povero contadino. Ma è proprio così? Tutto giusto?
Applicando la stessa logica al mondo dell’automobile, e pretendendo di calcolare di quanto aumenta il valore passando dal ferro (materia prima) all’auto finita, scopriamo che, tenuto conto che il prezzo del ferro (carrozzeria auto più meccanica) è di 20 centesimi al chilo. Una panda, che pesa all’incirca mille chili, al valore del ferro dovrebbe costare all’incirca 200 €. In realtà invece costa 11mila €, quindi 55 volte tanto. Ma se, per assurdo, applichiamo lo stesso conto ad una Smart (peso all’incirca 800 chili e prezzo 25mila euro) allora, in questo caso a peso ferro dovrebbe costare 160 euro: quindi il costo dal ferro al prodotto finito il costo aumenta di 156 volte circa.
Un calcolo assurdo? Forse, ma non meno assurdo e fazioso di una Coldiretti che non dice, ad esempio, che, se un agricoltore si mette a fare pane praticamente non paga tasse (perché è considerato reddito agrario) così come dimentica di dire che l’incidenza sul reddito degli aiuti dello Stato dà alle aziende cerealicole nel 2021 è stato del 43% e nel 2022 appena un po’ meno, arrivando comunque al 38%.
Per non parlare del bonus “agricoltura”, fino a 50mila € e fruibile dal 2021 fino all’anno in corso e pari al 40 per cento degli investimenti sostenuti. Che fino a tutto giugno gli agricoltori hanno potuto usufruire di un “bonus carburante” del 20% sotto forma di credito d’imposta.
Coldiretti fa demagogia sul grano italiano e strilla contro le importazioni: ma si guarda bene dal dire che con la produzione nazionale di grano copre a malapena poco più del 40% del fabbisogno interno. D’altra parte, non potrebbe essere altrimenti, se teniamo conto, come risulta dai dati del censimento ISTAT agricolo 2022, che all’incirca il 40% delle aziende agricole italiane lavora una superficie di terra inferiore ai 2 ettari: praticamente poco più di un orto, vigna e frutteto casalinghi. E, dulcis in fundo, un agricoltore che fatturi meno di 7mila € all’anno è esonerato da qualsiasi obbligo contabile e dichiarativo. Come si faccia a sapere che è sotto i 7 mila euro lo sa solo il Signore.
E, dunque, quando ci si riempie la bocca di prezzi e costi altrui, bene sarebbe che Coldiretti guardi cosa accade in casa propria, anche tenuto conto che le aziende agricole italiane, dal 2010 al 2022, e nonostante i sussidi e gli aiuti che tutti gli italiani pagano, si sono drammaticamente ridotte, passando da oltre tre milioni a poco più di un milione.
Quindi, ricordando che i fornai di bonus speciali non ne sono visti, che gli aiuti di stato non ci sono mai stati, che le tasse le pagano senza sconti e per intero e non quale reddito agrario (praticamente zero), che il fornaio paga l’IVA e il contadino può applicare il regime speciale, detto tutto questo, Coldiretti dovrebbe almeno, e come minimo, avere il buongusto di rispettare il lavoro altrui, di chi le tasse le paga anche per coloro che lo Stato – a nostro avviso ingiustamente – foraggia.
Ma di tutto questo Coldiretti non parla o, se ne parla, lo fa senza ritegno né pudore, sempre e solo per chiedere sussidi, prebende e favori che, purtroppo, il mondo politico non ha il coraggio di rifiutare.