La nuova ondata pandemica e i rincari generalizzati stringono sempre più nella morsa famiglie e imprese. Ma se il Natale si prospetta sempre più incerto per turismo e ristorazione, inevitabilmente anche la panificazione ne potrebbe risentire pesantemente. E la situazione non sembra migliorare.
La diffusione del virus corre in tutta Europa con risvolti drammatici in termini sanitari ma anche di ricadute economiche che sembrano oramai inevitabili. E, anche se al momento l’Italia sembra essere messa un po’ meglio degli altri, nessuno può ragionevolmente pensare che tutto questo non abbia conseguenze pesanti sul Natale al quale oramai manca meno di un mese.
Disdette a valanga non solo nelle località turistiche invernali ma anche nelle città d’arte fasnno presumere un calo di presenze misurabile nell’ordine di oltre due milioni di persone. Nella sola città di Roma hanno già chiuso i battenti centinaia di bed and breakfast e, con l’attuale situazione di incremento pandemico, saranno ancora molte altre le attività a rischio chiusura.
Per altro verso, le indicazioni che arrivano dall’ISTAT a ottobre segnalano un aumento galoppante dell’inflazione che renderà ancora più difficile e problematica la spesa di dicembre degli italiani.
In testa a tutto l’esplosione dei costi energetici i cui prezzi, già cresciuti nel solo mese di settembre del 20,2% , a ottobre segnano un ulteriore e maggiore incremento del 22,9%. Non vanno meglio i trasporti i cui aumenti si ripercuotono inevitabilmente sul costo delle materie prime cresciuti nel solo mese di ottobre del 2,4%.
Il burro, così come tutti i derivati del latte, sta schizzando alle stelle, così come le uova e tutte le materiep rime in generale. Discorso analogo vale per gli imballi, con i produttori che lamentano difficoltà di reperimento della materia prima necessaria a produrre stampi in cartone, sacchetti e altro materiale simile.
Potremmo continuare a lungo di questo passo, lamentando il fatto che se i consumatori si trovano nella condizione di dover riconsiderare le spese anche alimentari quotidiane tanto più lo potrebbero fare per i prodotti da ricorrenza quali panettoni e dolci tipici natalizi locali.
Sempre nel bollettino di ottobre, l’ISTAT segnala come i prezzi al consumo dei prodotti definiti “ad alta freqauenza d’acquisto” siano aumentati del 3,2% e che, più in generale, l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPCA) è in continua crescita con con aumenti significativi negli ultimi due mesi: su base mensile, infatti, l’indice ha segnato ad ottobre (rispetto a settembre) una crescita dello 0,8%. E, se l’indice annuale a settembre era già cresciuto del 2,9%, l’aumento calcolato a ottobre è ancora maggiore, portandosi al 3,1% annuo.
In questa situazione i panificatori (ma non solo loro) sono stretti nella morsa degli aumenti di costo tali da non essere semplicemente assorbibili e dalla minore disponibilità economica dei consumatori.
Toccare i prezzi può essere difficile, ma anche inevitabile. La concorrenza con i prezzi stracciati della Grande Distribuzione sarà ancora una volta inevitabile, potendo probabilmente quest’ultima contare su contratti stipulati con l’industria dolciaria ben prima di questi ultimi mesi. Resta certamente a nostro vantaggio la qualità artigianale, la ricerca da parte di molti del prodotto unico, fresco, ancora fragrante di forno certamente preferibile al prodotto industrtiale superscontato. Basterà questo, ancora una volta, a fare la differenza? I mancati viaggi-vacanza degli italiani quanto si tradurranno in pranzi in famiglia e consumi tradizionali fatti in casa a scapito della ristorazione? Quanti saranno disposti a spendere un po’ di più per i nostri prodotti consapevoli che aver rinunciato alle vacanze di Natale significa anche e comunque un risparmio e una conseguente capacità di spesa sottocasa?
Risposte difficili, che dipenderanno anche dalle possibili scelte governative in tema di lotta alla pandemia.
Crediamo poco alle previsioni statistiche su spese e consumi che volentieri lasciamo ad altri consapevoli che molto spesso sono numeri e stime destinate a essere smentite, più utili per finire sui giornali che a dare reali informazioni. Preferibile, a nostro avviso, tirare i conti alla fine.
Per intanto continuiamo a lavorare a testa bassa, sapendo che, comunque vada, non possiamo né dobbiamo assolutamente e per nessun motivo abbandonare la strada della qualità e del giusto prezzo per rincorrere sconti che, oltre a restare senza alcun effetto ,scontenterebbero anche quelli che ancora credono nel nostro lavoro.