
In relazione agli aumenti del prezzo del gas per le famiglie comunicati da ARERA, la Federazione Italiana Panificatori ha diffuso il seguente
COMUNICATO STAMPA
AUMENTI DI COSTO ENERGETICI: I PANIFICATORI ITALIANI PRONTI ALLA MOBILITAZIONE
La Federazione Italiana Panificatori esprime grande preoccupazione per l’imprevisto ulteriore incremento del prezzo del gas così come comunicato da ARERA e quantificato per i consumi familiari per il mese di dicembre, nel 23,3% rispetto al mese di novembre.
Gli aumenti dei costi dell’energia stanno mettendo in ginocchio le aziende di panificazione italiane molte delle quali sono già state costrette a chiudere i battenti, non riuscendo a fare fronte agli aumenti di costo dell’energia e delle materie prime: e questo ulteriore pesantissimo incremento mette a rischio molte altre imprese, con drammatici risvolti sia sociali che occupazionali.
Decine, forse centinaia di forni, soprattutto quelli di piccoli paesi o frazioni che sono presenti su tutto il territorio nazionale, sono sul punto di chiudere definitivamente, lasciando a casa centinaia di lavoratori e rendendo prive intere comunità di un prodotto essenziale quale è il pane fresco quotidiano.
“La situazione, già drammatica nel 2022, sta ulteriormente e rapidamente precipitando.” ha dichiarato il presidente federale Giancarlo Ceccolini “La Federazione non rimarrà passiva di fronte a una situazione di tale gravità per le aziende di panificazione italiane che già a dicembre erano pronte a mobilitarsi sulla questione energetica. Ho convocato in via d’urgenza gli organi federali ai quali intendo proporre la dichiarazione dello stato di agitazione della categoria, chiamando alla mobilitazione tutti i fornai italiani e valutando tutte le possibili opzioni conseguenti, ivi comprese le più drastiche, se necessario.
Non intendiamo lasciar morire le nostre aziende senza lottare, – ha proseguito Ceccolini – e faremo tutto ciò che la situazione richiederà di essere fatto sapendo di avere con noi le 25mila imprese di panificazione italiane e gli oltre 200mila lavoratori che vedono messo a rischio il proprio posto di lavoro.