
L’Assemblea del CNEL, riunita sotto la presidenza del Presidente Renato Brunetta.
Alla presenza della quasi totalità dei consiglieri, è stato illustrato all’Assemblea il documento relativo agli esiti della prima fase istruttoria tecnica sul lavoro povero e il salario minimo, precedentemente approvato dalla Commissione dell’Informazione con il solo voto contrario della CGIL e l’astensione della UIL.
L’Assemblea ha preso atto positivamente del lavoro finora svolto dalla Commissione e del documento così prodotto, che confluirà nel testo finale.
qui il documento CNEL
Nel Documento presentato all’Assemblea si evidenzia come, a parere del CNEL il salario minimo non rappresenti una priorità per il Paese evidenziando tre motivi che stanno alla base di questo parere:
Il primo: che la povertà lavorativa non va collegata ad una motivaizone di insufficienza salariale bensì sia il risultato di un processo che va ben oltre il salario e che riguarda i tempi di lavoro (ovvero quante ore si lavora abitualmente a settimana e quante settimane si è occupati nel corso di un anno), la composizione familiare (e in particolare quante persone percepiscono un reddito all’interno del nucleo) e l’azione redistributiva dello Stato”.
La seconda motivazione, che il sistema della contrattazione collettiva copre quasi il 100% di salari che si possono considerare adeguati, dunque molto di più dell’80% previsto dalla normativa comunitaria e che le paghe medie italiane contrattuali già nel 2019 erano di 7,15 € ora, e quindi in linea con i parametri europei.
La terza, infine, che i cosiddetti contratti pirata, che sarebbero alla base delle richieste di salario minimo, coprono all’incirca lo 0,4% dei dipendenti dia aziende private, esclusi lavoratori in agricoltura e nei lavori domestici.