Ecco chi era la GINA

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Nella prima metà degli anni’90 si tenne a Milano l’ultimo MIPAN, la fiera internazionale della panificazione che dopo di allora cambiò veste e contenuti e si trasferì a Verona con il nome di SIAB.  In quell’occasione incontrai  per la prima volta un presidente dei panificatori di Savona. Si chiamava Arienti ed era venuto al MIPAN  non per visitare la fiera quanto per chiedere consiglio e aiuto per la propria associazione che si trovava in un mare di guai.  E non bastando i grossi problemi dell’Associazione, era fortemente depresso   anche perché, a torto o a ragione, gli avevano appena chiuso per il panificio per motivi igienico sanitari. Quell’uomo, disperato si ma anche dignitoso, mi colpì particolarmente per la richiesta di aiuto e appoggio rivolta alla Federazione che non trovava però risposte concrete.  Poche settimane dopo Arienti morì e a me nessuno ancor oggi toglie dalla testa che le disavventure sia personali che associative avessero avuto parte importante nella sua sorte.

Ma compresi appieno la gravità dei problemi che stavano  attraversando i panificatori di Savona solo qualche mese dopo quando fui contattato da una donna, fornaia anch’essa, che mi chiese aiuto e consiglio invitandomi ad una riunione dei panificatori che stava organizzando.  Il problema di base era chiaro ma bestiale: il commercialista che teneva le contabilità degli associati era sparito avendo incassato dalle aziende i soldi per tasse e contributi ma senza averli mai versati. Si trattava in alcuni casi anche di milioni di lire e i fornai, disperati, avevano messo in piedi cause risarcitorie ma sentivano anche il bisogno di azzerare le vecchie strutture contabili associative e ripartire da zero.

Quella donna, di una forza e volontà incredibili, aveva deciso di rimettere a tutti i costi in piedi l’Associazione provinciale panificatori di Savona rinunciando ai servizi di contabilità ai quali nessuno poteva più credere e basando l’associazione soltanto sull’attività sindacale.  Fu così che conobbi per la prima volta Gina Barabino che, nella sala di un albergo di Savona, con pochi altri, aveva messo insieme una quarantina di fornai  di insieme ai quali mi trovai a cercare una soluzione che potesse salvaguardare la rappresentanza della categoria.   Quel giorno fui testimone di un evento che non potrò mai dimenticare:  i panificatori presenti, nonostante le somme perse per colpa del commercialista truffaldino, grazie alla forza d’animo di quella incredibile donna riacquistarono fiducia e coraggio e ricostituirono l’associazione versando pronta cassa la somma necessaria a farlo, approvando statuto e atto costitutivo ed eleggendo quale presidente Vittorio Vipiana che assieme alla Gina aveva rimesso insieme i cocci di un vaso che sembrava definitivamente rotto e distrutto.

 

Luigina Barabino assieme a Vittorio Vipiana, presidente panificatori di Savona, e Vittorio Adorni

 

Racconto questo episodio perché credo sia significativo della forza e del carattere di questa donna che ha sempre rifiutato comodità scegliendo posizioni sindacali e strade difficili ma oneste, chiare e trasparenti. Lo ha fatto a savona, ridando voce e dignità alla sua categoria, ma lo ha fatto anche nella Federazione Italiana Panificatori. Gina Barabino è stata una protagonista di primo piano nella ricostruzione morale ma anche finanziaria della Federazione nel dopo Marinoni, con un ruolo decisivo quale vicepresidente federale ma soprattutto tesoriere che aveva il compito di gestire finanziariamente le pochissime entrate e le molte uscite, così come la parte immobiliare e la società editrice per l’Arte Bianca , salvando così questo grande e storico patrimonio che lei ha sempre considerato essere dei panificatori italiani da una situazione al limite della bancarotta e, nell’arco di circa cinque anni, riportandolo a condizioni economico finanziarie che consentissero la piena ripresa dell’attività sindacale. Raggiunto questo risultato, la Gina, come tutti la chiamavamo, si fece da parte e si dedicò pienamente all’attività  sindacale e all’impegno sociale  in Liguria, cosa che ha continuato a fare  fino all’ultimo momento della sua vita.

Oggi probabilmente non sono più molti i fornai italiani che ricordano o conoscono il suo nome, ma è bene che tutti sappiano e conoscano il suo nome e ciò che ha fatto per questa professione, e sia di esempio a chi crede che lo spirito associativo, sociale e sindacale sia cosa inutile e superata.  Se ancor oggi i fornai italiani hanno una voce autorevole e una rappresentanza autonoma lo devono anche e in parte importante a Gina Barabino.  E se,personalmente sono triste per aver perduto una vera amica con la quale abbiamo affrontato tanti momenti difficili , sono onorato del grande privilegio che ho avuto nel conoscerla, frequentarla e nel poter contare sempre sul suo aiuto e sulla sua forza.

Ciao Gina.