Don Abbondio ovvero: quando il coraggio uno non se lo può dare…

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manzon30  A quei lettori che ci seguono regolarmente non sarà sfuggito come la questione del rinnovo del contratto nazionale di lavoro stia sempre più assumendo le sembianze di una telenovela, con la differenza che mentre le telenovele servono a passare il tempo (più o meno piacevolmente, a seconda dei gusti) sapendo o immaginando già come andrà a finire, nel nostro caso quale potrà essere la conclusione di questa vicenda a chi scrive e, immagino, a chi legge, non è dato a sapere. Pertanto, per il momento ci dobbiamo accontentare di prendere atto delle novità (poche) che sono intervenute e permetterci di fare delle ipotesi (si badi bene, che soltanto di questo e non di altro si può trattare) di come potrà proseguire la vicenda. Per chi si fosse perso le prime puntate, ricordiamo brevemente che: 1) oltre un anno fa i rappresentanti dei lavoratori (Flai-Cgil, Fai- Cisl e Uila-Uil) presentano la piattaforma di rinnovo del contratto scaduto il 31 dicembre 2014.

Nell’autunno dello stesso anno iniziano gli incontri. Come nella scorsa tornata contrattuale, al tavolo di rinnovo, oltre al la nostra Federazione, è presente anche Assopanificatori-Fiesa/Confesercenti. A novembre la Federazione risponde sinteticamente alle richieste della piattaforma dei lavoratori, ma specifica anche che considera superato e non più utilizzabile l’attuale modello di rinnovo contrattuale. Anticipa i contenuti di una contro-piattaforma chiedendo, in sintesi, che nello stabilire eventuali aumenti retributivi, si tenga conto anche dell’andamento economico provinciale (il PIL di una provincia del nord italia arriva a essere anche doppio rispetto ad una del sud), dell’andamento economico dell’impresa che, anche nelle stesse aree territoriali, può essere molto diverso da un panificio all’altro e infine della qualità della prestazione lavorativa del dipendente, ovvero della cosiddetta performance individuale. A dicembre i sindacati rigettano come improponibili le nostre proposte e Assopanificatori-Fiesa, oltre a fare altrettanto, pubblica alcuni comunicati dai toni nettamente offensivi nei quali sostanzialmente, (associandosi ai sindacati) bolla le nostre proposte come assurde, superate e inaccettabili. Seguono alcuni mesi di balletti incomprensibili con Assopanificatori-Fiesa che prima dichiara di non aver capito bene, poi annuisce alle nostre proposte e infine sembra essere sulle nostre posizioni.

Un momento degli incontri dell'ultimo rinnovo contrattuale
Un momento degli incontri del rinnovo contrattuale

Arriviamo così ad aprile di quest’anno con i sindacati che minacciano la mobilitazione e AssopanificatoriFiesa che fa il pesce in barile tentando di dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Non sappiamo ancora bene se, tra sindacati e Federazione, chi Assopanificatori-Fiesa consideri il cerchio e chi la botte ma, finalmente, nel corso dell’ultimo incontro, qualche speranza di chiarimento si inizia a intravvedere. Sì, perché sembra che Assopanificatori-Fiesa si sia decisa a fare il gran passo, dichiarando le proprie intenzioni: “Noi non possiamo accettare né condividere in alcun modo la vostra piattaforma per un nuovo modello contrattuale, non perché vada più o meno bene, non perché ai panificatori potrebbe non essere gradito, ma molto più semplicemente perché Assopanificatori-Fiesa fa parte di Confesercenti e quindi si fa quello che la Confederazione vuole. Ovvero, il modello contrattuale deve essere quello della Confesercenti (quello vecchio di trent’anni, per capirci) e per il momento non possiamo farci nulla”.

Ora, una risposta del genere ce la possiamo aspettare dai tre sindacati di categoria che non hanno il coraggio o la forza o, più semplicemente, non possono, come hanno dichiarato, andare contro gli indirizzi confederali: non altrettanto può valere però per un sindacato imprenditoriale per il quale la libertà e gli interessi delle imprese devono prevalere sopra qualunque considerazione di appartenenza. Ma tutto questo, evidentemente, non vale per Assopanificatori-Fiesa che, per l’appunto, ha candidamente dichiarato che DEVE fare come dice la confederazione.

Il che ci conferma, una volta di più, quanto preziosa sia la nostra indipendenza associativa dalle confederazioni in genere che saranno pure forti e potenti, ma al cui interno gli spazi di scelta autonoma sono praticamente nulli. Tornando agli amici di Assopanificatori-Fiesa, oggi sono veramente stretti tra i sindacati (che certo non son lì per tutelare le imprese) e costretti a condividere, volenti o nolenti il vecchio modello contrattuale e noi della Federazione che siamo per un cambiamento radicale. Non v’è chi non veda la singolare somiglianza con la descrizione che dette il Manzoni di Don Abbondio: “non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, prima ancor quasi di toccar gli anni della discrezione, di essere, in quella società, come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti che lo vollero prete”. Eh già, come disse il nostro Don Abbondio, uno il coraggio non se lo può dare. E dunque, cari lettori, perlomeno adesso sappiamo con certezza che siamo soli a sostenere le tesi e le ragioni delle nostre imprese. Del resto, non ci eravamo mai illusi granchè su questi compagni di viaggio che a ogni pié sospinto chiedono e pretendono dignità e riconoscimento, ma che al momento buono non tengono botta.

Ma intanto, poiché la telenovela contrattuale continua, aspettiamo con ansia il prossimo colpo di scena. Anche perché la conclusione non pare essere vicina…