L’Avv. Simone Pieragostini, segretario dell’Associazione Panificatori Ascoli Piceno e Fermo, ci segnala quanto segue che volentieri pubblichiamo . (photo credits: https://restaurantguru.it/)
Barista ruba due euro di patatine e birra: tribunale giudica il licenziamento “sproporzionato e illegittimo”,
una sentenza che ci deve far riflettere.
Cari panificatori,
voglio segnalarvi una recentissima sentenza del Giudice del lavoro di Bologna che riguarda indirettamente anche le nostre aziende di panificazione e apre interrogativi rilevanti sulla gestione dei rapporti con i vostri collaboratori.
Ricordiamo i fatti: nel Settembre 2019 una dipendente di un bar si appropria a fine turno di un pacchetto di patatine e di una birra, per un valore di 2 euro; accertati i fatti l’azienda licenzia la dipendente per giusta causa.
Il licenziamento viene impugnato tramite la Filcams-Cgil: si arriva ad una revoca del provvedimento poichè questo non era stato preceduto da una contestazione disciplinare. Il bar, a quel punto, formula la contestazione e ad un mese dal primo licenziamento scatta il secondo, sempre per giusta causa: è a questo atto che fa riferimento il ricorso (presentato a febbraio 2020) su cui ora si è espresso il tribunale, secondo il quale si tratta di un provvedimento “sproporzionato” e il licenziamento, di conseguenza, è da considerarsi illegittimo.
Così si è espresso il giudice accogliendo il ricorso presentato dalla dipendente, a cui ora spetta un risarcimento di circa 3.000 euro. In particolare per il tribunale il fatto contestato non può considerarsi di gravità tale da giustificare un licenziamento per giusta causa. Il giudice rileva che in precedenza “la lavoratrice non aveva subito altri procedimenti disciplinari e che il datore non ha potuto dimostrare che la barista avesse l’abitudine di appropriarsi di merce in vendita. Inoltre, non può non essere tenuto in considerazione che l’episodio si è verificato quasi a fine turno, verso l’una di notte: è in questo contesto che la donna, stanca e affamata, ha ritenuto di ristorarsi e dissetarsi.” Comportamento senz’altro censurabile sotto il profilo disciplinare, si riconosce nella sentenza, ma imputabile più a una “debolezza”(!) che alla volontà di violare l’obbligo fiduciario.”
In più, per il giudice, va in senso favorevole alla lavoratrice anche l’entità della merce sottratta: due euro circa.
Per questi motivi, il licenziamento va considerato illegittimo in quanto sproporzionato: tutt’al più, per il tribunale, il gesto poteva essere punito con una sanzione conservativa dell’impiego.
In conclusione, in base alle norme del jobs act la sentenza dichiara estinto il rapporto di lavoro a partire dalla data di licenziamento e condanna il bar al pagamento di un’indennità pari a tre mensilità (2.221 euro), più 667 euro come indennità di mancato preavviso.
Al bar spetta anche il pagamento di 2.403 euro di spese processuali. Vedremo se l’azienda ricorrerà in appello, ma la sentenza ci lascia comunque sconcertati, innanzitutto perchè ormai da tempo la giurisprudenza sosteneva, in modo opposto e a mio avviso correttamente, che non è tanto l’entità del furto che giustifica il licenziamento ma è sufficiente il furto in sè ad interrompere il vincolo di fiducia che deve necessariamente intercorrere tra dipendente e datore di lavoro. Inoltre il giudice sostiene che il datore di lavoro non ha potuto dimostrare che la barista avesse l’abitudine (sic) di appropriarsi di merce in vendita, come se il reato di furto per rilevare avesse bisogno di una condotta continuativa, e commettere un atto del genere a “fine turno, all’una di notte, stanca e affamata” possa in qualche modo ridurne la portata illecita.
Dunque amici panettieri il vostro collega titolare del bar, ma nella sua situazione vi potreste trovare anche voi, ha esercitato un diritto tutelato dalle leggi dello Stato, quello di licenziare una dipendente infedele che evidentemente non gode più della sua fiducia, presupposto fondamentale ed imprescindibile di ogni rapporto di lavoro, a ciò nulla rilevando l’esiguità della somma sottratta, anzi a mio avviso peggiorando la posizione della dipendente, che avrebbe senz’altro potuto chiedere al titolare di prendere uno spuntino e una birra da mangiare nel tragitto verso casa, voi panettieri non lo avete fatto forse mille volte con i vostri dipendenti, offrendo pizza o pane caldo ai vostri dipendenti a fine turno? Il vostro collega datore di lavoro, se avesse avuto più di 15 dipendenti, avrebbe potuto anche essere condannato a reintegrare in servizio la lavoratrice infedele.
Per il momento dovrà far fronte a quasi 3000 euro di risarcimento e a 2403 euro di spese processuali, più i due euro di patatine e birra………
Simone Pieragostini, segretario Associazione Panificatori Ascoli Piceno e Fermo.